Avril Lavigne – Love Sux

Nei suoi album precedenti, c’è stata una chiara divisione tra le due Avril: la punk mocciosa che fa roteare la gomma da masticare su un dito mentre ti fa il dito medio con l’altra mano, e la sincera, ultra-emotiva ballader che canta “I’m with You”. Nel suo settimo set, Love Sux, Lavigne ha messo tutte le sue uova nel primo cesto, consegnando un’esplosione senza fronzoli per i fan di “Sk8r Boi”, “He Wasn’t” e “Girlfriend”. Infatti, l’album che “Girlfriend” ha chiamato casa, The Best Damn Thing del 2007, potrebbe essere l’ultima volta che ha suonato così divertente e spensierato mentre faceva rock. Per inciso, è stata anche la prima volta che ha lavorato con il capo della sua nuova etichetta e il batterista di questo album, Travis Barker. Insieme, la coppia consegna un’implacabile esplosione di incazzati inni di rottura per i frustrati e gli esausti. Senza guanti e con le bombe F pronte, Lavigne e lo zio cool del pop-punk du jour mettono in pausa la sua maturazione della tarda era (sentita l’ultima volta nel trionfale Head Above Water del 2019) e tornano alle basi ribelli e monelle. Infatti, è così concentrata sull’atteggiamento ringhioso che non c’è una sola canzone lenta in tutto l’album (“Avalanche” e “Dare to Love Me” si avvicinano, ma si espandono rapidamente verso conclusioni torreggianti). Invece, sono inni rauchi in abbondanza con l’aiuto di Barker e vari associati nella sua orbita revivalista, il che funziona con vari gradi di successo. Le collaborazioni di Machine Gun Kelly e Blackbear cadono un po’ piatte – Lavigne non ne ha affatto bisogno – mentre un accattivante duetto con Mark Hoppus (“All I Wanted”) forma un appropriato ponte di nostalgia generazionale che sarà un punto culminante per i fan che mancano dei primi anni 2000. A parte quella reunion quasi-blink-182, Love Sux funziona meglio quando Lavigne ha la fatturazione principale, la sua rabbia spinta da riff chugging e la batteria pogo marchio di fabbrica di Barker. Gli inni del bacio “Bite Me” e “F.U.” sono eccitanti punti salienti, mentre la title track fa cadere i classici canti “na-na-na” attraverso un’ondata esplosiva di elettricità punk e linee citabili come “When I think of you/I just wanna throw up”. Love Sux trabocca di tale attitudine in una dozzina di succulenti abbattimenti, combinando la vivace energia influenzata dal punk con il marchio di fabbrica di Lavigne e la sfida senza filtri. Dopo un decennio di esplorazione artistica e ricerca dell’anima, l’autoproclamata “motherf*ckin princess” ha reclamato la sua corona pop-punk.